Scienze della Mente
Recensito da Ignazio Licata il 05-08-2002 ore 00:00
ISBN: 8815084304
Autori: Anna M. Borghi e Tina Iachini
Editore: Il Mulino
Lingua: Italiano
Anno: 2002
Pagine: 350
Allegati: Nessuno
La domanda "Che cos’è la mente?" ha avuto e continua
ad avere risposte strettamente legate al percorso scientifico e culturale dello
studioso, più spesso legate alle sue convinzioni di fondo che agli specifici
risultati del suo lavoro. Così, per il biologo è qualcosa che
sicuramente non cammina per strada senza un cervello, come il naso della famosa
novella di Gogol; lo psicologo ed il cognitivista hanno pensato di poter opporre
al "riduzionismo" dei biologi una o più teorie del trattamento
delle informazioni astratte e non di rado prive di plausibilità biologica.
Il linguista raramente si è posto il problema delle connessioni della
sua disciplina con la "materia" della mente e con le altre "modalità
di funzionamento", lasciando il linguaggio in una zona collocata in modo
vago tra biologia e cultura; lo studioso di formazione filosofica ha troppo
spesso trascurato gli aspetti strutturali "universali" per concentrarsi
sul "prodotto culturale", oppure, all’estremo, per evidenziare
l’unicità della mente umana è stata proposta una visione
"antropocentrica", basata sulle funzioni considerate "peculiari"
e "superiori", come la razionalità e la logica, arrivando a
teorizzare l’impossibilità di studiare la mente umana con gli strumenti
ed i metodi della scienza naturale, dibattito del resto ancora molto vivo per
quel fenomeno elusivo che è la "coscienza", dove le posizioni
sono ancora "estreme" e vanno dall’eliminativismo all’irriducibilità.
Lo sviluppo di una epistemologia della complessità (vedi Ignazio Licata)
ha favorito negli ultimi anni un approccio inter-disciplinare, dove il problema
non è più quello puramente astratto di "definire" la
mente, ma piuttosto quello di comprendere come questo particolare sistema complesso
possa emergere dall’interazione di un gran numero di fattori interagenti
a vari livelli di complessità, da quello dei "segnali" neuronici,
che globalmente producono un comportamento cognitivo descrivibile in termini
di rappresentazione simbolica della conoscenza, all'interazione dinamica con
l’ambiente, che, con fortunata espressione, Maturana e Varela descrissero
in termini di "accoppiamento strutturale".
L’antologia di Anna M. Borghi, ricercatrice presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, e di Tina Iachini, ricercatrice presso il Dipartimento di Psicologia della II Università di Napoli, raccoglie una serie di contributi sui temi di "frontiera" più stimolanti oggi nel campo della ricerca sulla mente, utilizzando una prospettiva unitaria centrata su alcuni punti essenziali:
a) la mente è un sistema complesso emergente, sia da un punto di vista filogenetico che ontogenetico. E' utile dunque una conoscenza di quel frame-work concettuale generale che è stato sviluppato per lo studio dei sistemi dinamici non-lineari (vedi Ignazio Licata). La mente degli umani ha una storia evolutiva ed ogni singola mente fa i conti con una specifica storia di sviluppo neurofisiologico prima e di interazioni adattive con l’ambiente.
b) Questo pone la necessità di rendere, ad esempio, sempre meno "artificiali" i modelli della mente, confrontandosi con i risultati della ricerca sul cervello e dello studio comparato delle altre menti, ad esempio quelle animali; Gregory Bateson suggeriva che la vita stessa è un processo cognitivo. Dunque, un batterio attirato dalla concentrazione di una certa sostanza deve essere considerato un esempio di "sistema cognitivo", per quanto elementare, naturalmente legato alla struttura ed ai bisogni dell’organismo.
c) L’adozione di una prospettiva evolutiva ed adattiva è dunque indispensabile per comprendere non soltanto la "struttura" del cervello, ma anche le "modalità di funzionamento" dei processi cognitivi.
d) Questo colpisce la vecchia dicotomia cartesiana tra "res cogitans" e "res extensa", che è profondamente radicata nella nostra cultura ed è sopravvissuta nelle prime fasi del cognitivismo attraverso la metafora del computer o del sistema simbolico fisico di Newell, Simon prima e di Fodor e Phylyshyn oggi. E' impossibile separare la "mente" dal "cervello", dall’"ambiente" e dalla storia dinamica delle loro interazioni.
e) Gli strumenti più fecondi per sviluppare questa prospettiva di ricerca sono il connessionismo evolutivo e la vita artificiale. L’idea di fondo è quella di sviluppare dei modelli di reti che si auto-organizzano senza supervisione in un contesto "ecologico", un ambiente in cui il "corpo/mente" di una rete interagisce con altre entità neurali esibendo una gamma di comportamenti che vanno dalla simbiosi cooperativa alla competizione. Gli algoritmi genetici naturalmente giocano un ruolo chiave nel guidare e valutare questi "esperimenti evolutivi".
f) Lo spazio naturale di questi esperimenti è il computer, ma a questo punto, proprio per la natura complessa e largamente impredicibile dei sistemi studiati, bisogna ammettere che la simulazione non è soltanto un modo per "visualizzare" un modello matematico, ma piuttosto un mezzo tramite il quale esso acquista una sua "vita autonoma". Il ruolo dello studioso è in parte quello di progettista ed in seguito di osservatore. In questo senso è possibile parlare di una "psicologia degli automi" che va poi confrontata criticamente con le ipotesi relative al processo cognitivo immesse inizialmente nel modello.
Uno dei problemi più interessanti che è possibile indagare è
quello della modularità cognitiva. Sembra plausibile, come suggerito
anche da una superficiale conoscenza della biologia ed anche dall’approccio
cognitivista (vedi "La Società della Mente" di Marvin Minsky
ed il nostro "Menti Artificiali e Cervelli Biologici", in cui abbiamo
ampiamente citato molti degli studi presentati in quest’antologia), che
la nostra mente faccia uso di moduli cognitivi, "circuiti specializzati"
in grado di svolgere specifiche funzioni. La questione è complicata,
poiché, com’è noto, nessuna area del cervello è autonoma,
dunque la modularità dovrebbe piuttosto essere vista in termini di particolari
forme di cooperazione integrata di livelli diversi per produrre la specificità
di un comportamento modulare. E' nota l’ipotesi post-chomskyana proposta
da Steven Pinker nel suo noto libro "L’Istinto del Linguaggio"
e c'è un buon numero di studi sulla specificità di un "modulo
matematico", "musicale", etc. E' evidente che c’è
una certa arbitrarietà in queste "topografie" ed è utilissimo
il contributo che è possibile avere dal neo-connessionismo evolutivo
e dagli esperimenti di vita artificiale per comprendere il significato "logico"
e "fisico" dell’origine della modularità. Gli esperimenti
finora eseguiti hanno mostrato che il "vantaggio" evolutivo non può
essere considerato assoluto, ma sempre in relazione ai vincoli imposti dall’ambiente
in relazione al compito specifico. O, per utilizzare un linguaggio più
direttamente fisico, in termini di distribuzione di livelli energetici del sistema,
dove anche un piccolo vantaggio "modulare" può non apparire
rilevante in termini diretti di "competizione", ma si rivela decisivo
per i processi dissipativi interni e "vincente" sui lunghi tempi dell’evoluzione.
Il volume è diviso in quattro sezioni. La prima è dedicata a "Mente,
Evoluzione e Modularità". Gloria Origgi analizza la questione nella
tradizione della più recente filosofia della mente, utilizzando i dati
relativi all’apprendimento dei bambini; Valeria Anna Sovrano e Giorgio
Vallortigara si rifanno allo studio comparato delle "menti" umana
ed animale. Di particolare interesse è il saggio di Raffaele Calabretta
sulla biologia evoluzionistica e sull’uso di tecniche di vita artificiale
e di connessionismo evolutivo. Nella seconda parte, "Mente, Cervello e
Corpo", Sergio Chieffi e Maurizio Codispoti studiano il cervello "reale"
con tecniche di rilevamento psicofisiologico, mentre Andrea di Ferdinando, Orazio
Miglino e Stefano Nolfi si occupano di robotica evoluzionista e psicologia degli
automi, con pagine notevoli in relazione a questa nuova visione epistemologica
sottesa all’idea di vita artificiale ("la realtà rifatta nel
computer"). La terza parte, "Mente, Ambiente ed Azione", è
dedicata alla descrizione di un promettente scenario di ricerca che lega l’attività
di concettualizzazione e le immagini mentali all’esplorazione senso-motoria
dell’ambiente. Raffaella Nori si occupa delle relazioni tra la funzione
della memoria e l’ambiente d’azione del sistema; Tina Iachini in
"Spazio, Movimento e Immagini Mentali" e Anna M. Borghi in "Concetti
ed Azione" mostrano che la vecchia idea di una rappresentazione interna
del mondo dettagliata ed esplicita non è necessaria ed è più
plausibile una dinamica flessibile delle immagini e dei concetti strettamente
ancorata al "muoversi nel mondo". L’ultima parte, "Mente,
Interazione Sociale e Cultura", è dedicata agli aspetti sociali
e culturali dell’attività cognitiva, come il linguaggio (Angelo
Cangelosi ed Huck Turner), il legame tra interazione sociale e cognizione (Renata
Galatolo e Luca Greco) e tra cultura ed evoluzione (Morana Alac). Particolarmente
interessante, e chiarificatore delle posizioni in gioco sulla questione, il
saggio di Roberta Lorenzetti sulla "Coscienza Incarnata", che è
oggi il nuovo terreno di scontro tra diversi "–ismi" che in
precedenza venivano applicati allo studio dell’intera attività
della mente ed alle relazioni mente/cervello. I riferimenti bibliografici, ben
44 pagine, offrono una guida sicura per ogni necessità di approfondimento
e di ricerca.
Pregi
Uno dei panorami più completi ed aggiornati in lingua italiana sullo stato dell’arte della ricerca sulla mente basato sul paradigma del neo-connessionismo evolutivo. Dal libro emerge anche uno stimolo per gli psicologi ad approfondire le tecniche di soft–computing e per gli studiosi di scienze cognitive ed IA a dare un rilievo sempre maggiore ai dati neuropsicologici e psicofisiologici.
Difetti
Nessuno.