Coordinato da Lucia Riggio e Anna Borghi
Partecipanti: Leonardo Fogassi, Lucia Riggio, Fabio Ferlazzo, Anna Borghi
Il termine affordance si riferisce alle opportunità motorie che l’ambiente
offre all’organismo, indicando che particolari caratteristiche di un oggetto
possono attivare in modo automatico le azioni, senza la mediazione del sistema
semantico. Tale concetto è centrale per l’idea di un’interazione
tra percezione ed azione, contro ogni separazione tra rappresentazione percettiva
e atti motori. Il simposio intende mostrare le basi fisiologiche di tale concetto
nel sistema dei neuroni canonici e la sua importanza in vari ambiti comportamentali.
Infatti le affordances sono centrali nel guidare le azioni con gli oggetti sia
quando le azioni potenziali sono utili, sia quando non lo sono. Inoltre, la
stessa categorizzazione sembra essere radicata nelle interazioni visuomotorie
con gli oggetti.
La rappresentazione pragmatica degli oggetti nella corteccia cerebrale.
Leonardo Fogassi.
Dipartimento di Neuroscienze e Dipartimento di Psicologia, Università
di Parma.
Degli oggetti si può avere un riconoscimento ‘pittorico’,
che può essere utile per identificarli rispetto ad altri oggetti, o un
riconoscimento ‘pragmatico’, che è incentrato su quelle proprietà
fisiche degli oggetti che servono per agire su di essi. Questi due tipi diversi
di riconoscimento, sulla base di dati neurofisiologici e neuroanatomici, e di
osservazioni fatte su particolari pazienti, sembrano processati da due vie cerebrali
distinte, la via dorsale e la via ventrale. Negli ultimi anni si sono accumulate
notevoli evidenze, sia nella scimmia che nell’uomo, sul coinvolgimento
di uno specifico circuito parieto-frontale nelle trasformazioni sensorimotorie
necessarie all’afferramento di oggetti su guida visiva. Questo circuito
mette in relazione l’analisi visiva delle ‘affordances’ degli
oggetti fatta dalla corteccia parietale con il ‘vocabolario’ motorio
presente nelle aree frontali, ed è probabilmente implicato anche nella
formazione di una rappresentazione motoria degli oggetti. Accanto ad esso vi
è un altro, parallelo, circuito parieto-frontale, maggiormente coinvolto
negli aspetti del controllo delle azioni di afferramento. Per quanto questi
circuiti della via dorsale sembrino avere un ruolo predominante nel riconoscimento
pragmatico dell’oggetto, la loro connessione anatomica con alcuni settori
della via ventrale e alcuni dati su pazienti suggeriscono che anche quest’ultima
possa essere coinvolta in questa funzione.
Il sistema corticale per la codifica dell’oggetto e dell’afferramento
dovrà essere in futuro maggiormente approfondito da un punto di vista
neuroscientifico, in relazione a compiti che richiedano un maggior intervento
cognitivo, quali quelli che implicano un’interazione con utensili, con
ricadute anche su aspetti neuropatologici, quali ad esempio l’aprassia.
Quando le affordances non servono
Lucia Riggio
Dipartimento di Neuroscienze, Università di Parma
E’ noto che la visione di un oggetto recluta automaticamente le azioni
più convenienti per agire sull’oggetto stesso. Ma, tanto nel caso
in cui tali azioni non siano richieste per questo oggetto, quanto nel caso in
cui più oggetti siano presenti nel campo visivo, sono necessari dei meccanismi
che possano rendere inefficaci le azioni non rilevanti per il comportamento
in atto. Scopo della presente relazione è quello di mostrare come l’inibizione
di ritorno (IOR) possa assolvere, almeno in parte, a tale compito. Col termine
IOR ci si riferisce generalmente ad un rallentamento delle risposte ad uno stimolo,
quando questo è presentato in una posizione che è già stata
stimolata e che si è rivelata irrilevante. L’ IOR basata sullo
spazio è un fenomeno molto robusto, ripetutamente riscontrato e considerato
legato a meccanismi sottocorticali e alla programmazione oculomotoria. Sono
state descritte anche altre componenti, attribuite a rappresentazioni oggettuali,
collegando l’IOR alla nostra capacità di selezionare non solo posizioni
nuove, ma anche oggetti nuovi. Gli oggetti, tuttavia, sono elaborati sia dal
sistema ventrale che dorsale. Ma, mentre nel sistema ventrale l’elaborazione
visiva è a scopi percettivi e cognitivi, nel sistema dorsale è
finalizzata all’azione. Nella presente relazione saranno presentati dati
recenti che mostrano come le caratteristiche pragmatiche (affordances) degli
oggetti modulino l’IOR, suggerendo che i substrati neurali responsabili
delle trasformazioni sensorimotorie richieste per l’azione possano attivare
i processi che determinano l’IOR stessa. Infatti, quando vengono utilizzati
degli oggetti in cui la parte afferrabile sia chiaramente definita, l’IOR
risulta maggiore per tale parte dell’oggetto.
Relazione tra compito e affordance
Fabio Ferlazzo
Dipartimento di Psicologia, Università di Roma
Uno dei problemi ancora irrisolti nello studio delle affordance riguarda la natura “diretta” o semanticamente mediata dei loro effetti comportamentali. Scopo della presente relazione è di presentare i risultati di alcuni studi che suggeriscono una stretta relazione tra effetti dell’affordance e struttura del compito. In particolare, sono stati esaminati gli effetti della familiarità e della affordance in compiti di pointing e di riconoscimento di uno stimolo target e di un distrattore con affordance identiche o differenti. I risultati principali indicano effetti additivi dell’affordance e della familiarità sui tempi di pointing, ma non additivi sui tempi di riconoscimento. Inoltre abbiamo indagato se l’affordance influenzi anche i processi alla base dell’attenzione orientata agli oggetti, utilizzando un classico paradigma d’orientamento endogeno su oggetti caratterizzati da affordance multiple (manubri) o singole (pulsanti o blot). I risultati hanno mostrato che il vantaggio nei tempi di reazione alle prove invalide stesso-oggetto rispetto alle prove invalide oggetto-diverso scompare quando gli oggetti sono caratterizzati da affordance multiple. Infine, abbiamo indagato gli effetti dell’affordance in funzione dello spazio (peripersonale vs. extrapersonale) in cui erano presenti gli oggetti-stimolo. I risultati principali hanno mostrato che gli effetti dell’affordance dipendono dalla possibilità di eseguire un’azione, essendo presenti nello spazio peripersonale ma non in quello extrapersonale, ma assenti anche nello spazio peripersonale quando uno schermo trasparente era interposto tra i soggetti e gli oggetti stimolo, o quando gli oggetti stimolo non elicitavano alcuna affordance. In generale, i risultati ottenuti sono compatibili con l’ipotesi che gli effetti comportamentali dell’affordance, pur essendo indipendenti dal riconoscimento dell’oggetto o della sua funzione (via “diretta”), possano essere modulati dalle specifiche caratteristiche del compito.
Oggetti, affordances e categorizzazione
Anna Borghi
Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna
Teorie recenti propongono che i concetti si fondano sui processi sensomotori.
In quest’ottica, i concetti ci aiuterebbero a cogliere le affordances
degli oggetti per interagire con essi nel modo più appropriato. Scopo
della relazione è presentare alcuni studi con priming visuomotorio volti
a verificare se durante la categorizzazione attiviamo automaticamente affordances
legate alla prensione di oggetti e in quale misura tale attivazione è
legata ad una via diretta percezione-azione o implica il coinvolgimento del
sistema semantico.
In una serie di esperimenti al prime (foto di una mano con presa di forza o
di precisione) seguivano foto di oggetti (artefatti e naturali), metà
afferrabili con una presa di forza, metà di precisione. Il compito consisteva
nel decidere se gli oggetti erano artefatti o oggetti naturali. I risultati
indicano che per trovare un effetto di compatibilità prime-target (indice
dell’attivazione di un programma motorio adeguato alle affordance dell’oggetto)
il prime visivo non è sufficiente ma occorre preattivare il sistema motorio.
In esperimenti successivi gli oggetti-target erano presentati sia nelle loro
dimensioni reali che alterate, così da attivare un diverso tipo di presa.
I risultati mostrano che gli effetti delle affordances sono dovuti prevalentemente
alla via diretta (sistema dorsale) piuttosto che all’informazione in memoria.
In altri esperimenti veniva mostrato un prime che raffigurava una mano con una
data postura (premere), un oggetto (interruttore) o l’interazione tra
i due (premere l’interruttore); il prime era seguito da un verbo che i
soggetti dovevano valutare come concreto o astratto. Il vantaggio del prime
oggetto sul prime mano suggerisce un maggiore coinvolgimento del circuito dei
neuroni canonici (oggetti) rispetto al circuito mirror (mano) nel determinare
gli effetti. Mostra inoltre che le azioni sono codificate in base allo scopo
piuttosto che ai movimenti utilizzati per raggiungerlo.