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"fai crescere la tua felicità con la democrazia"


LETTERA APERTA AI GIORNALI
Roma, Lunedì 23 Febbraio 2009


Doparie
frontiera e speranza della democrazia

sono un ricercatore del Cnr, e scrivo come studioso delle emozioni, anche politiche, per proporre una piccola soluzione alla crisi della democrazia rappresentativa in Italia. Crisi che è clamorosamente palese nella storia recente del centrosinistra italiano.

L’anno scorso su Repubblica, Anthony Giddens ha scritto che “la crisi di identità della sinistra […] si spiega anche con […] la mancanza di ispirazione, di entusiasmo, di speranza. Il genere di sentimenti che Barack Obama, per stare all’attualità, sembra in grado di suscitare in America. Secondo Giddens “servirebbe anzi è necessario ritrovare l´emozione del fare politica". 

E in effetti la proposta di democrazia partecipativa che vorrei proporre alla vostra attenzione si basa sugli studi sulle emozioni che ho effettuato negli ultimi sette anni. L'ho definita una proposta piccola, perché è l'uovo di colombo, la scoperta dell'acqua calda. Una soluzione ovvia, cioè, che però non richiede tortuosi accordi bicamerali e che può essere applicata subito. Per spiegare come, devo fare un passo indietro e riferirmi a una intervista televisiva di poco tempo fa.

Sabato 7 Febbraio, durante la trasmissione Che tempo che fa, Ermanno Olmi ha parlato dell'importanza della democrazia partecipativa, sottolineando la necessità di vere e proprie “prove di democrazia” per salvare la nostra cultura in declino. Secondo me, con quelle semplici parole Olmi ha centrato il nocciolo del problema del nostro paese (e non solo del nostro paese): non ci può essere rispetto del prossimo e della natura senza una cultura della democrazia.

Come tutti sappiamo, la democrazia rappresentativa è in profonda crisi, in Italia e non solo. Le società complesse in cui oggi viviamo non possono essere guidate esclusivamente dai politici, che spesso diventano oligarchici; non dai soli esperti, che spesso prendono cantonate (vedi recente crisi finanziaria); non dai soli cittadini, che talvolta non hanno le competenze e le informazioni necessarie. Informazioni che devono provenire da una stampa libera, che però è spesso messa in seria difficoltà dalla cattiva politica (e il circolo vizioso ricomincia).

Come dicono gli scienziati della politica, perché la democrazia rappresentativa funzioni, è necessario una continua interazione tra gli attori della democrazia. Il nemico più insidioso della democrazia è l'apatia (Urbinati, 2005, sulla rivista Una città): 

"Tocqueville comprende una cosa di grande importanza, e cioé che non l’anarchia ma l’apatia, non la rivoluzione ma l’isolamento, non il troppo fare o il fare caotico ma il non fare sono i veri rischi dai quali la società democratica doveva guardarsi".

Qualcuno propone vere primarie per un nuovo leader del Partito democratico. Posso essere d'accordo, ma non basta. Barack Obama è sicuramente un leader popolare e carismatico. Ma per superare le iniziali grosse difficoltà politiche e non rimanere invischiato nelle pastoie partitocratiche di Washington, è costretto dopo poche settimane a programmare un nuovo tour tra la gente... Dopo esser stato votato da 2 milioni e mezzo di italiani, Walter Veltroni è costretto a dimettersi, indebolito dalle lotte intestine del Partito democratico...

La morale della favola è chiara: non bastano le primarie, non bastano i leader carismatici. Quello che servono sono idee nuove, innovative. La soluzione alla crisi della democrazia rappresentativa è l'incarnazione di un nuovo tipo di leadership, partecipativa, attraverso le doparie.

Ma cosa sono queste doparie, strane e sgangherate a partire già dal buffo nome?

Le DOPARIE sono primarie dopo le elezioni su decisioni di opposizione o di governo. Quindi servono non per scegliere leader politici, ma per prendere decisioni politiche. Sono uno strumento flessibile per affrontare problemi sociali fondamentali: X% minimo di fondi per scuola ricerca e cultura? Tav, sì o no? Tassazione al 20% delle rendite finanziarie? Salario di disoccupazione?...

Le idee più innovative sembrano a prima vista “diverse”, strane, strampalate. Ma può capitare che esse siano ricche di emozioni positive e di creatività. Le emozioni sono, invero, una guida dell’attenzione, ci aiutano a “divertere, volgere lo sguardo verso problematiche minoritarie e trascurate, a identificarci con l’altro, a rispecchiarci emotivamente con i suoi problemi. Le doparie, come movimento fisico di persone che scendono in piazza e si riprendono il diritto di influenzare le scelte dei loro partiti, facilitano il rispecchiamento con le emozioni negative e soprattutto positive tra cittadini.

Le doparie  scaturiscono dall’interazione inedita tra l’interdisciplinare capitale conoscitivo delle scienze della felicità e il reticolare capitale sociale delle più feconde esperienze dei movimenti culturali italiani e internazionali.

Il nome – doparie - può suonare male e sembrare improprio; in realtà ha un significato duplice ed è pertinente alle associazioni che provoca per assonanza (doping e primarie):

Le doparie sono lo strumento moderno che contribuisce ad affrontare la complessità del mondo. Tutto oggi cambia così velocemente che nessuna coalizione può prevedere al momento della redazione del programma elettorale quali saranno le sfide che dovrà affrontare una volta al governo. D’altra parte, l’esplosione del numero di blog anche in Italia (da centomila a ottanta milioni in meno di dieci anni nel mondo), dimostra il forte e improrogabile bisogno che la gente ha di relazioni e partecipazione.

Le doparie non sono state immaginate come referendum aperti alla partecipazione di tutti i cittadini italiani, bensì come consultazioni tra partiti e quella parte di cittadini che si riconoscono come loro elettori. Come nel caso delle primarie, i risultati delle doparie non hanno valore vincolante. In sintesi, lo strumento delle doparie non serve solamente a scegliere progetti o politiche alternative, ma principalmente a riannodare il legame allentato e sfilacciato tra partiti e loro elettori.

La differenza essenziale tra sondaggi e doparie consiste nel fatto che nei sondaggi viene chiesto un parere a un campione di popolazione che è completamente ignaro dei risvolti della questione oggetto del sondaggio, e che risponde in base alla fatua impressione del momento. Contrariamente alle doparie, dove, come nei referendum, il cittadino sa di dover esprimere un parere importante che può incidere nelle decisioni politiche e ha il tempo e la motivazione di informarsi e di approfondire. La differenza più importante tra doparie e referendum è che le doparie hanno la funzione principale di ricreare in forme nuove e consone ai nostri giorni lo scambio fertilizzante tra cittadini e politici, che almeno in parte caratterizzava la vita delle sezioni dei partiti ai tempi della prima Repubblica.

Le doparie non sono consultazioni elettroniche tra partiti e loro militanti o simpatizzanti esperti di computer (di email, chat, siti web, blog, forum, YouTube e social networks online). Ciò non toglie che le enormi potenzialità che offre internet possono essere sfruttate per portare avanti candidature (come quella vincente di Obama) o progetti politici come le doparie. Le doparie si rifanno alle procedure sperimentate con successo in Italia nelle due elezioni primarie nazionali, e vogliono, come quelle, attivare un reale e benefico movimento fisico di milioni di cittadini democratici, determinati e attivi, che escono da casa, si recano ai seggi predisposti dai partiti, e, dopo aver anche fatto la fila e offerto un piccolo contributo in denaro, si riappropriano con entusiasmo del diritto-dovere di influenzare le scelte politiche del proprio partito (o coalizione politica). 

Le doparie sono l’elementare strumento partecipativo attraverso il quale il cittadino comune evita una rovinosa esperienza di disillusione democratica, costruisce un corretto rapporto di rappresentanza politica, e assapora il piacere di un felice esercizio della ragione pubblica.

Le doparie rispondono all’energico bisogno di partecipazione, influenza e cambiamento democratici che oramai pervade numerosi cittadini italiani, insoddisfatti dell’attuale sistema di rappresentanza politica. L’idea delle doparie scaturisce dall’esperienza “politica” di tante persone comuni che sono scese in piazza negli anni 2001-2008 (non solo nelle piazze reali dei comuni italiani, ma anche nella piazza virtuale di internet), e che si sono accorte della necessità di uno strumento di democrazia partecipativa per rianimare il loro logorato rapporto con i partiti, attraverso una via di comunicazione bi-direzionale. L’idea trova poi conferma negli studi scientifici sul rapporto positivo tra democrazia partecipativa e benessere dei cittadini.

Le doparie possono trasformarsi nello strumento di relazionalità politica attraverso cui costruire altri strumenti di partecipazione più sofisticati: una semplice GRU DEMOCRATICA attraverso cui diventa possibile assemblare pezzi di democrazia partecipata già esistenti nelle realtà locali, e costruire gru democratiche ancora più grandi.

Se realizzate, le doparie possono arginare l’esodo di noi cittadini dalla politica e spingere la politica ad andare proprio nella direzione di ispirazione, entusiasmo e speranza, di cui parla Giddens. Il congegno delle doparie attiva un processo che ha in sé la potenza trascinante delle emozioni positive, ha una tale forza dirompente che si potrebbe imporre nello scenario politico italiano a partire dal basso. E’ quello che spontaneamente sta già cominciando a succedere (vedi petizione su internet).

Per concludere, quindi, mi rivolgo direttamente ai cittadini italiani.

 

Per noi cittadini, lottare per realizzare le doparie vorrà dire incontrarci fisicamente e creare rapporti interpersonali, alla cui base c’è la condivisione delle emozioni e dei sentimenti (empatia), l’incarnazione dei problemi quotidiani (embodiment), e la condivisione degli obiettivi (simpatia).

 

Noi cittadini comuni desideriamo fortemente una narrazione del mondo più “vera”, raccontata da noi stessi come protagonisti. L'entusiasmo è fondamentale, non facciamoci scoraggiare da chi è oramai sfiduciato e dice che tanto non cambierà nulla: non è assolutamente vero. Tutto dipende da noi, dalle nostre convinzioni e azioni. 

 

Uniamoci, riappropriamoci dei partiti e facciamo crescere la nostra felicità con la democrazia. 
Organizziamo doparie simboliche in giro per l’Italia, 

"facciamoci" - droghiamoci beneficamente e finalmente - di speranza e di vera democrazia.

Raffaele Calabretta
raffaele.calabretta@istc.cnr.it

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