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"fai crescere la tua felicità con la democrazia"

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Anticipazione del libro sulle DOPARIE

tratta dalle conclusioni dell'articolo scientifico, parte di una bozza del libro datata Mercoledì 5 Novembre 2008

 

- libro di prossima pubblicazione: tutti i fondi derivanti dai diritti di autore saranno destinati alla promozione della proposta e al finanziamento di una ricerca scientifica correlata 

- DA NON FAR CITARE: versione non definitiva

- in appendice questionario e testimonianze di esperti di politica e intellettuali su democrazia, libertà e felicità pubblica, e su punti di forza e di debolezza della proposta delle doparie:

 


"[...]

7.13 Le doparie favoriscono leadership partecipative, non mediatiche

L'istituto delle doparie è qualcosa di radicalmente diverso rispetto ai sondaggi e affronta quello che sembra il problema centrale delle democrazie rappresentative: la crisi dei partiti. Gli esperti di politica sono infatti concordi nel ritenere essenziale il ruolo dei partiti nelle democrazie rappresentative. Ma secondo molti cittadini ed esperti italiani, i partiti si stanno trasformando (o, si sono già trasformati) in oligarchie staccate dai problemi dei cittadini, in comitati d'affari auto-referenziali guidati da leader mediatici. Allo stesso tempo i cittadini non sanno più dove indirizzare il loro malessere e hanno paura che vengano cavalcate e strumentalizzate le loro battaglie fondamentali, quali la difesa della scuola e ricerca pubblica. Durante lo sciopero generale della scuola di Giovedì 30 Ottobre 2008, gli studenti bolognesi sono arrivati perfino a contestare Beppe Grillo, nella stessa città dove un anno prima era andato in onda con clamore e consenso il Vaffa-Day contro i partiti: "Vai a fare il tuo protagonismo da un'altra parte. […] Se vuoi partecipare al corteo ti metti dietro lo striscione come tutti gli altri, non davanti". Uno studente precisa meglio la posizione del movimento: "non vogliamo avere bandiere. Anche uno come Grillo, con la sua personalità, è ingombrante: non è la nostra guida, non abbiamo guide, né lui né i partiti né i sindacati" (Smargiassi, 2008). Grillo su invito di alcuni studenti è poi rientrato nel corteo, dopo essersi difeso dicendo che non era andato per fare comizi, per rubare la scena o prendersi dei meriti, ma per prendersi anche lui le manganellate, come risposta alle molte email ricevute. Ma questo episodio rimane particolarmente indicativo della paura di strumentalizzazioni e della mancanza di fiducia nei leader carismatici che comincia a serpeggiare nei giovani, negli intellettuali e in una parte significativa della popolazione italiana. Quello che conta per loro sono le idee, valori come l'equa valutazione dei meriti per l'accesso al lavoro e per gli avanzamenti di carriera.

Negli Stati Uniti c'è una sorta di rivitalizzazione dell'istituto delle primarie, con il candidato Barack Obama che alle primarie democratiche per le elezioni alla carica presidenziale 2008 si spinge a rifiutare gli ottanta milioni di dollari di finanziamento pubblico, a non ricorrere al finanziamento delle potenti lobbies economiche di Washington, e a puntare sulla raccolta a pioggia su Internet dei piccoli contributi personali della gente comune ("presidential campaigns should be funded by ordinary people like you giving only what you can afford", David Plouffe, Obama Campaign Manager, email del 14 Luglio 2008). Come evidenziato da Massimo Teodori (Cartoni, 2008), a queste primarie americane ha votato un numero impressionante di persone (trentacinque milioni) e "Obama ha saputo mobilitare moltissimi indipendenti che nelle elezioni precedenti non votavano". Significativamente, Obama ha invitato per la prima volta gli americani a partecipare alla costruzione della piattaforma elettorale del Partito democratico, lanciando l'iniziativa "Listening to America". Tale piattaforma - che ogni quattro anni in occasione delle elezioni presidenziali indica le posizioni del partito su alcuni importanti temi - era redatta in passato da un gruppo di esperti, mentre nel 2008 viene richiesto l'intervento della gente comune, che si riunisce in meetings appositi per fornire un input al comitato finale che creerà la piattaforma finale ("This year, ordinary people like you will gather in their homes, community centers, places of worship, and even coffee shops to discuss the issues that matter to them and help decide what should be at the heart of the Democratic platform for change", Barack Obama, email dell'8 Luglio 2008). Non viene richiesta ai cittadini partecipanti alcuna esperienza politica, ciò che conta sono i pensieri e l'esperienza delle persone.

La vittoria storica di Obama alle elezioni presidenziali americane del 4 Novembre 2008 , oltre a essere importante per il cambiamento di fase politica - dall'unilateralismo di Bush al multilateralismo promesso da Obama - ha valore fortemente simbolico, "l'America cambia pelle" titola Repubblica.it il giorno dopo le elezioni. Ma molti commentatori statunitensi e internazionali, già molti mesi prima delle elezioni, esprimono scetticismo rispetto alla reale carica "rivoluzionaria" della politica di Obama. In verità, lo stesso Obama, dopo la vittoria alle primarie su Hillary Clinton, nel Luglio 2008 comincia a spostarsi al centro per conquistare gli elettori moderati necessari alla vittoria politica:

"Da una decina di giorni ha lasciato gli abiti blu e veste di grigio o marrone, parla leggermente più lento, si muove e cammina più come un bravo figliolo che come un rapper, dice cose di buon senso e appare sempre più moderato. Gli si sono perfino imbiancati i capelli. […].Lo spostamento al centro di Barack Obama ha toccato tutti i temi dell'agenda elettorale, oltre che la sua immagine. Dalla pena di morte all' Iraq, dalle armi alla religione ha fatto uno scivolamento verso posizioni meno radicali lasciando sbigottita la sinistra democratica e galvanizzando i commentatori conservatori che lo accusano di essere un voltagabbana. […] Il New York Times ieri lo ha criticato aspramente con un editoriale in cui ha scritto che c' è "un nuovo Barack Obama", ma che non convince: "Non ci stupisce il fatto che un candidato si sposti al centro per le elezioni generali, ma la svolta di Obama colpisce perché viene dal candidato che proponeva di cambiare faccia alla politica, dall' uomo che con passione prometteva di non fare vecchi giochi politici". Lui tira dritto, la sua immagine è più tranquilla e moderata ma continua a promettere la chiusura di Guantanamo, la fine della guerra, l' assicurazione sanitaria per tutti, tagli fiscali ai poveri e agli anziani, di firmare gli accordi sul clima e di investire nel sistema scolastico pubblico. Ma se c' è da mettersi la spilletta con la bandiera a stelle e strisce per non essere accusato di scarso patriottismo lo fa senza battere ciglio. Per il resto, continua a promettere il sogno." (Calabresi, 2008d, 5 Luglio)

Quello che rimane certa è l'affluenza straordinaria alle primarie e alle elezioni, ispirata da una reale innovazione nel processo di raccolta del finanziamento della campagna elettorale di Obama e nel processo di elaborazione del programma elettorale, realizzato attraverso pratiche di discussione diffusa tra la gente. Questo ha contribuito a entusiasmare e ad amplificare la partecipazione popolare, e ad assicurare la vittoria.

Manterrà Obama questo appassionate stile di leadership partecipativa anche durante il mandato presidenziale? Sarà capace di "dimostrare che il cambiamento non si esaurisce con la sua stessa figura, con l'incoronazione popolare, con la trasfigurazione presidenziale, ma può diventare una politica [, addirittura] una nuova dottrina, capace di creare una moderna cultura democratica per un mondo in crisi, sostituendo un pensiero conservatore che riteneva di essere eterno, e si è arenato proprio nell'incapacità di concepire in forme nuove la politica e il futuro" (Mauro, 2008)?

Una ultima domanda, che appare al momento "stravagante": sarebbe d'accordo Obama a fare le doparie anche negli Stati Uniti, quando ci sarà da prendere decisioni difficili non previste dal programma elettorale?

[...]"