I fondi tagliati alla ricerca

la Repubblica martedì 21 maggio 2002 (pag. 16)

 

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Uno strano paradosso delle politiche di questo governo

 

Sono uno scienziato e lavoro all’Istituto di Scienza e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Roma: oggi ho verificato sulla mia pelle una conseguenza paradossale delle politiche economiche dell’attuale governo di centro-destra.

 

Essendo stato eletto componente del Comitato di Istituto - l’organo che coadiuva il direttore nella gestione delle politiche dell’istituto - sto valutando i criteri di assegnazione dei fondi ordinari (i soldi!) che ci sono stati assegnati dal Cnr per il 2002.

 

Il mio istituto è uno dei pochi in Italia in cui si realizza una politica di assegnazione delle risorse (pubbliche) basata anche su criteri di merito invece che sulla mera spartizione a pioggia dei fondi a disposizione. In altre parole su 100 milioni di fondi pubblici, l’anno scorso 60 milioni sono stati assegnati in base a una classifica di produttività dei reparti dell’istituto: se un reparto ha pubblicato su riviste internazionali più degli altri, è stato premiato proporzionalmente con più soldi.

 

Questa politica veniva realizzata nel mio istituto già da molti anni, e forse siamo stati i primi a farlo in Italia. Dico “veniva realizzata” perché paradossalmente quest’anno, grazie ai tagli ai fondi per la ricerca dell’ultima finanziaria, la politica di merito non sarà più possibile attuarla.

 

Le dotazioni del nostro istituto - uno dei più produttivi di tutto il Cnr -, sono infatti calati del 40%, analogamente a quella di tutti gli altri istituti. Poiché i costi di funzionamento (acqua, luce, vigilanza, fotocopie, acquisto libri, abbonamento riviste ecc.) ammontano al 60% della dotazione ordinaria, ergo: per quest’anno non rimarranno soldi per fare ricerca. O meglio (peggio!), i pochi soldi che riusciremo a risparmiare (ad esempio evitando di stampare l’ultimo articolo di Nature e leggendolo solo sullo schermo del computer), saremo costretti ad assegnarli pro-capite invece che secondo i soliti criteri di merito, per permettere a tutti i ricercatori di avere a disposizione nell’anno un paio di milioni scarsi (sic!) per le piccole spese di sopravvivenza.

 

Per un governo che si è sempre professato contrario alle politiche "comuniste" di inefficienza e di egualitarismo e promotore delle politiche meritocratiche, è proprio un bel risultato: complimenti!
 

Raffaele Calabretta


Il Pensatoio della Ricerca   http://gral.ip.rm.cnr.it/rcalabretta/pensatoio